Paolo Troubetzkoy , Daniele Ranzoni ,Gesso patinato a Bronzo, studio per il monumento inaugurato ad Intra il 23 agosto 1896. 59 x 43 x 35cm,1889/1890,
Daniele Ranzoni, uno dei pittori più significativi del secondo Ottocento, italiano ed europeo, è rimasto oggi il più misconosciuto tra i grandi. Le ragioni del paradosso sono numerose. La più ovvia è che il corpus ranzoniano è quasi interamente di proprietà privata. Di conseguenza, Ranzoni, noto semmai dalle riproduzioni, raramente visto “dal vivo”, non appartiene al bagaglio del cultore d’arte odierno. Inoltre, a parte qualche eccezione, i suoi dipinti sono quasi tutti ritratti. L’aver trascurato il paesaggio per concentrarsi sull’introspezione, sulle incertezze dell’anima, sulla resa delle emozioni, fa già di lui un pittore che non può accattivare un vasto pubblico. Nonostante la morte avvenuta a soli 46 anni e la malattia mentale che ha causato momenti di dolorosa inoperosità, in meno di tre decenni ha prodotto un complesso corpus d’opere, che testimoniano di un percorso di notevole coerenza, che lo ha portato a esprimere stati d’animo attraverso una resa pittorica in cui colori e materia sono fonti primarie dell’immagine. Tranquillo Cremona, meno sensibile, meno profondo, e meno raffinato nel colore, è pure figura chiave nello sviluppo del rivoluzionario linguaggio che elaborarono assieme, ma è stato Ranzoni l’inventore della macchia scapigliata, colui che, andando al di là dei limiti dell’estetica del movimento, doveva rimettere in questione i cannoni della ritrattistica, anticipando alcune forme dell’espressionismo del secolo seguente.